Le emozioni del gatto

I gatti provano emozioni complesse e attraverso le loro rappresentazioni del mondo rielaborano le sensazioni orientando il loro comportamento. Piu' esperienze fa più' sarà un gatto competente.

Coloro che vivono con i gatti non avranno alcun dubbio ad affermare che i piccoli felini provano emozioni. Questa certezza, oltre che dall’osservazione quotidiana del gatto con cui viviamo, è avvalorata proprio dalla sua struttura fisiologica.

Infatti la corteccia prefrontale sede del pensiero razionale, deputata a regolare, limitare le nostre reazioni emotive, è molto meno sviluppata rispetto alla specie umana.

Ne consegue che la vita emozionale del gatto è molto ricca, variegata e assume una funzione assai importante nella definizione del suo stato di benessere: ha grande rilevanza nel suo orientamento nel mondo e nella sua espressione comportamentale, ancor più che in quella umana. 

I gatti non solo sono capaci di provare emozioni ma dimostrano di avere una vera e propria intelligenza emotiva in grado di orientare i loro comportamenti e di finalizzarli.

La sfera emozionale dei gatti

L’emozione è una reazione soggettiva che dipende dall’umore e dalla personalità specifica del gatto. L’umore è uno stato emotivo di base che ha la capacità di influenzare le emozioni, le cognizioni, le percezioni, i comportamenti e le reazioni. 

Gli umori si possono classificare in 3 categorie :
– quelli legati alla personalità (temperamento)
– quelli legati all’organismo ad es. fisiologici (timore, ansia, irritabilità, ecc..) o patologici ( depressione)
– quelli di breve durata, da alcuni minuti ad alcuni giorni (come le emozioni/sensazioni prolungate dovuti ad eventi esterni).

L’emozione influenzata dall’umore provoca nel gatto un’espressione corporea automatica, non controllata e reazioni fisiologiche: mimica facciale, postura, movimento della coda, delle orecchie e dilatazione o costrizione delle pupille.

Il gatto esprime emozioni funzionali all’adattamento e alla sopravvivenza ed emozioni mediate dall’esperienza e dai suoi ricordi:

Le emozioni primarie sono legate alla sopravvivenza ed al mantenimento del suo stato di equilibrio di cui è alla continua ricerca. Sono facilmente visibili e riconoscibili come la sorpresa, la paura, la rabbia, la gioia, la tristezza e il disgusto.


Le emozioni secondarie nascono invece in seguito a determinate risposte e sono pertanto più flessibili perché dipendono dalle rappresentazioni mentali specifiche di quel gatto.

Le emozioni primarie

I gatti e tutti gli animali esprimono le loro emozioni attraverso il linguaggio corporeo.

Sono definite primarie perché non richiedono un pensiero conscio, sono emozioni innate, scolpite nel corredo comportamentale della specie attraverso millenni di evoluzione. Sono risposte che facilitano la sopravvivenza perché permettono all’organismo di reagire davanti ad uno stimolo improvviso.

Un gatto in preda alla paura lo si riconosce per la pupilla dilatata, le orecchie appiattite sulla testa, il corpo raccolto, la coda attaccata al tronco e l’espressione incerta.

E davvero nessuno ha mai notato l’espressione di disgusto che compare sul volto di micio quando gli si offre qualcosa che non gradisce? Aggrinzisce il muso, sposta il peso del corpo all’indietro e si allontana. Sembra quasi di sentirlo protestare.

E cosa dire della sorpresa che gli fa sgranare i suoi rotondi occhi quando in casa cambia qualcosa (magari gli avete appena montato un tiragraffi nuovo di zecca?).

La rabbia furente è quella di una madre a cui abbiano sottratto o minacciato i cuccioli ed è fatta di unghie sguainate, di morsi inferti e di vocalizzazioni potenti.

Tristezza e felicità si possono misurare osservando la presenza o meno dell’entusiasmo con cui un gatto esplora e si interessa alle cose del mondo.

La prima è riconoscibile nell’immobilità, gli occhi socchiusi e le orecchie basse, la scarsa partecipazione alla vita di relazione e il disinteresse persino verso l’amata caccia.

Di segno completamente opposto è la gioia, espressa da mirabolanti acrobazie, da una irrefrenabile curiosità e dall’accoglienza verso forme di interazione gentili e complici.

Le emozioni secondarie

Sono quelle che emergono dall’esperienza, che vengono elaborate sulla base del pensiero conscio e sulle valutazioni che un gatto fa della realtà.

La vista di un cane che sopraggiunge potrebbe scatenare in un gatto un’emozione di paura tale da indurlo a scappare (emozione primaria, paura).

Ma il pensiero conscio potrebbe permettergli di riconoscere in quella sagoma canina il suo convivente e l’emozione successiva potrebbe essere entusiasmo, tanto da indurlo ad andare incontro all’amico con la codina alzata.

Oppure, la vista del cane potrebbe scatenargli inizialmente un moto d’ira per l’invasione di territorio percepita (emozione primaria, rabbia).

Ma il pensiero conscio potrebbe fargli decidere che è svantaggioso affrontarlo fisicamente perché il cane è imponente; oppure potrebbe suggerirgli, grazie alla memoria e a ricordi pregressi che in passato quello ha evitato i conflitti, quindi lo scontro è evitabile.

Queste elaborazioni potrebbero spingerlo a convertire l’iniziale rabbia in un malcelato fastidio espresso da postura rigida, sguardo fisso e orecchie tese all’indietro.

I gatti provano emozioni e sentimenti

Le emozioni di base provocano dei cambiamenti chimici in risposta ad uno stimolo ma sono indotte anche da una componente mentale che nei gatti è assai articolata.

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Attraverso le sue rappresentazioni, frutto del suo bagaglio genetico ed esperienziale, il gatto codifica gli stimoli, sperimenta le emozioni e agisce di conseguenza, elaborando mentalmente le situazioni. Grazie alla sua considerevole memoria e all’esperienza, affina il suo personale modo di orientarsi nella vita di tutti i giorni. 

Il gatto è in grado di interpretare la comunicazione non verbale, di cogliere le sfumature espressive, di imparare a conoscere con il tempo tutti i membri della famiglia in tutte le loro sfaccettature valutando la risposta adeguata alle varie situazioni.

Le emozioni del gatto vanno interpretate nel modo corretto, cercando di adottare uno sguardo felino senza proiettare sul nostro piccolo amico aspettative del tutto umane. 

 Riconoscere l’esistenza di una sfera emotiva nel gatto ci impone una riflessione sulla nostra responsabilità e sulla necessità di riconoscere l’altro come soggetto che esprime interessi e che ha una sua vita propria.

Lo stile di vita di un gatto, la relazione che instauriamo e l’ambiente che gli offriamo, assumono, alla luce di quanto detto finora, grande rilevanza proprio per regalargli una vita degna di essere vissuta e per prevenire eventuali problemi comportamentali.

Quando decidiamo di adottare un gatto chiediamoci sempre perché lo facciamo e riserviamoci un po’ di tempo per conoscere i suoi interessi di specie, la sua vita emotiva e le sue esigenze. Valutiamo se i nostri tempi di vita e l’ambiente che gli possiamo offrire  siano adeguati alla sua natura.

E per finire, vi prego, smettiamola di definirli “pet”.

2 commenti

  1. Condivido appieno tutto ciò che spieghi, ciò che ho appena letto purtroppo è quello che tante persone sottovalutano, con la frase “il gatto è indipendente e non ha bisogno di particolari attenzioni o di essere educato perché non è come un cane ” io credo che invece sia importante comprenderlo e come hai pienamente spiegato ha un carattere complesso che necessita di attenzioni e dedizione!

  2. Si un gatto è piu’ complicato di un cane. Un cane è immediato e ceraia di farti capire in modo chiaro quando qualcosa non va. Un gatto è un dissimulatore … cerca di non mostrare mai il suo lato debole ..per questo dobbiamo impegnarci di piu’ senza dare nulla per scontato… Grazie mille !

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