La storia di Tigra

Fino a 12 anni fa non avevo mai avuto gatti. Mai pensato. I miei amici di sempre erano stati i cani: non acquistati, non scelti ma sempre capitati. Ulisse fu una sorpresa che mi fecero i miei genitori. Yaris era da solo per strada e mi seguì fino alla macchina, saltandoci dentro. E infine Ugo, il mio compagno di vita attuale, ereditato da mio padre, gioco forza, dopo l’inizio del suo lento declino. 

Abitavo ancora a Milano e ad un certo punto, non so perché, mi venne voglia di gatto, Una voglia incredibile, al punto che iniziai a cercare a destra a manca per adottarne uno ma non riuscivo a scegliere, così rinunciai, pensando che se fosse stato destino, mi sarebbe capitato. E così fu. Il 1° dicembre del 2013 il vicino suonò il mio campanello, alla mattina presto: la sua cagnolona Sissi annusando e raspando, aveva trovato qualcosa nel parchetto pubblico di fronte a casa. Entrai in casa sua e trovai sulla sua enorme brandina, un minuscolo batuffolo di gatta. 

Sgranai gli occhi, la presi in braccio: è mia! 

Gelata, immobile, sembrava morta. Mi venne in mente quello che tanti anni fa mi disse il dott. Duilio, che per i gattini è fondamentale il caldo. Avevo un cuore di stoffa farcito di noccioli di ciliegia. Lo misi nel microonde per scaldarlo e ci appoggiai sopra la micina che si aggrappò al calore iniziando a poco a poco a riprendersi. Intanto il cane Ugo osservava perplesso, annusava e mi guardava. Corsi dal veterinario sotto casa portandogli la gattina. Il dott. Luca, dandomi distrattamente un campione di latte, sentenziò: “Non credo che ce la farà, ha 15 giorni circa, non ha una madre che la può nutrire e soprattutto leccare aiutandola nelle funzioni fisiologiche. Ti devi preparare al peggio”. E così tornai a casa decisa a contraddirlo, pensando che, tanto valeva, provare il tutto per il tutto. 

Guardai Ugo e lui guardò me. Ci capimmo al volo. Dopodiché abbassò lo sguardo quasi a dire “ Dai, passala a me..”

La appoggiai a terra mentre lo accarezzavo con la certezza che solo lui avrebbe potuto salvarla e che avrebbe fatto un ottimo lavoro. L’annusò, io chiusi gli occhi, la leccò e aprì la bocca. Ero tesissima ma mi imposi di stare ferma e di fidarmi di lui. A quel punto la sollevò delicatamente prendendola in bocca e la portò nella sua cuccia. Fu così che la gatta Tigra, venne allevata dal cane Ugo con l’aiuto di latte ed omogeneizzati. 

Quando mi trasferii qui a Colonnata, sei anni fa, portai con me Ugo e lasciai a Milano con le mie figlie, Tigra e gatto Pedro che arrivò successivamente a lei, insieme a mio padre.  Avevo seguito alla lettera l’indicazione, solo in parte vera, per cui i gatti si affezionano alla casa. Tutti dicevano che non dovevo spostarla dal suo ambiente. Probabilmente era vero, ma l’ambiente, come ho imparato in seguito, è un concetto ampio per il gatto. L’ ambiente di Tigra comprendeva anche noi e soprattutto Ugo che era indelebilmente suo.

La loro separazione infatti l’ha danneggiata, rendendola, negli anni di lontananza, una gatta introversa e depressa. Stava spesso nascosta sotto il divano, dove si era scavata un buco in cui si infilava per ore e ore.  Ogni volta che tornavo con Ugo lei rifioriva, ogni volta che andavo via, lei appassiva. Le mie figlie la coccolavano, giocavano, gli offrivano tutto il possibile, ma lei non stava bene, complice anche la vicinanza forzata di Pedro, che le faceva spesso mobbing per passare il tempo e fronteggiare la noia.

Così mi decisi e la trasferii. Da due anni Tigra e Pedro sono qui con noi. Ugo e la gattona si sono ritrovati. I gatti residenti Gianni, Schicchi, Oscar, Norma, Lindoro e Tolomeo non l’hanno presa molto bene.

I primi 15 giorni Tigra è rimasta nascosta sotto il letto, in una stanza che avevo scelto per lei in mansarda, perché’ aveva due porte di ingresso, consentendole quindi due possibili via di fuga, cosa estremamente importante e tranquillizzante per un gatto. Nella stanza avevo messo lettiera e ben distanziate, ciotole per cibo e acqua. Ho tenuto la stanza chiusa per tre giorni andandola a trovare spessissimo e poi ho aperto le porte per permetterle di andare dove volesse. 

A quel punto ho spostato la lettiera in bagno che è adiacente alla camera, creandole la necessità di uscire dalla stanza almeno per i bisogni. Gradualmente, ha iniziato a perlustrare il suo nuovo territorio, a marcarlo, dimostrando timore ma anche desiderio di scoprire.

E qui l’umana, ha fatto di nuovo un grosso errore dettato dall’impazienza e dall’ignoranza. Ho fatto salire la tribù dei gatti neri, pensando che alla fine si sarebbero fatti al massimo qualche soffiatina e che sarebbe finita lì. Ho forzato un incontro che non era ancora maturo senza rispettare i loro tempi ma imponendo i miei desideri e aspettative esclusivamente umane.

Il risultato è stato tragico: la tigra terrorizzata è ritornata sotto il letto. Pedro ha attaccato Gianni. I gatti neri da quel momento non sono più rientrati in casa se non in cucina a piano terra dove accedono da sempre attraverso una finestra. In quel frangente, ho proprio avuto la sensazione di aver combinato un disastro: la Tigra, che aveva fatto qualche progresso è regredita. I neri si sono sentiti traditi e usurpati. L’unico che sembrava perfettamente a suo agio era Pedro, gatto sordo e combattivo, che in tutto quel trambusto vagava per tutta la casa come un poliziotto a esplorare e marcare sottolineando il suo diritto di supremazia, forse perché è il più vecchio di tutti! Mah..

Le cose si stanno sistemando lentamente . La Tigra a poco a poco ha riacquistato fiducia e ha iniziato a interagire con gli altri gatti.  Tolomeo a parte che le è molto antipatico e non so perché. Lui la cerca ma lei gli soffia; con Lindoro, uno dei neri, si strofinano il muso; con Gianni si sono visti in giardino, lui si è seduto a un paio di metri di distanza composto ed elegante come una piccola pantera e le ha socchiuso gli occhi. Lei ha fatto lo stesso, sdraiandosi rilassata.

Il rapporto con Pedro è molto migliorato perché Tigra ha piu’ spazio per potersi muovere ed esprimere, si sente più sicura con Ugo vicino. Tigra e Pedro pur avendo la libertà di andare dove vogliono nei tre piani della casa e fuori, continuano comunque a stare vicini come quelle vecchie coppie che brontolano sempre, senza mai mettere in discussione la loro relazione.

In giardino Tigra viene solo se sono io ad accompagnarla, sedendomi sui gradini delle scale e aspettando che lei mi segua. Tigra e Ugo è come se non si fossero mai separati. 

La Tigra mi ha insegnato la forza della vita, il senso dell’amicizia imperitura e la benevolenza nei confronti del genere umano. Per quest’ultima bisogna avere un cuore veramente grande.

Un commento

  1. A volte, anzi spesso, commettiamo molti sbagli perché non siamo in grado di metterci nei panni dell’altro. L’osservazione e la conoscenza però aiutano molto! Tu cara Emanuela ti sei messa sempre in gioco e non ti sei mai arresa, hai messo sempre al primo posto il benessere dei tuoi compagni animali … e hai avuto la fortuna di avere un ottimo aiutante, Ugo un super cane che di gatti ne capisce un sacco ❤️

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